Antiquariato

 

A Palazzo Mandralisca  sono conservati numerosi oggetti d’arte appartenuti all’antica famiglia dei baroni Mandralisca. Al “piano nobile”, si possono ammirare consolles intarsiate del XVIII secolo, uno splendido lampadario in bronzo dorato e cristallo di Murano, suppellettili di arredo in alabastro, avorio e porcellana.

Nella c.d. “Sala della Cappella” si conserva la maestosa porta lignea policroma del XVIII secolo che dava accesso alla cappella di palazzo. Ed ancora mobili vari, tra cui un prestigioso stipo monetiere datato 1630; un raro esemplare restaurato di fortepiano Pleyel del 1856, una pregevole portantina rivestita esternamente in cuoio con ricche decorazioni in legno dorato ed all’interno tappezzeria serica originale del `700.

Di alto valore antiquario sono anche due pregiati stipi lignei del XVIII secolo, decorati con pitture su vetro, un esclusivo servizio di piatti in terraglia realizzato da Biagio Giuseppe Giustiniani (Napoli, primi del XIX secolo) ed un "Portulano" del XVII secolo, rara carta nautica del Mediterraneo, in pergamena, opera del cartografo messinese Placido Caloiro et Oliva.

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Stipo 
Materiale: legno impiallacciato di ebano e palissandro, avorio inciso e tornito
Dimensioni: cm 76 x 111 x 32,5
 
Il fronte del mobile è spartito in cinque campi, tre dei quali comprendono sportelli con elementi figurati, tra due cassetti, uno superiore e l'altro inferiore; i rimanenti campi sono suddivisi anch'essi in quattro cassetti, profilati di legno scuro con specchiature più chiare in palissandro e decorati con intarsi d'avorio.
La spartizione regolare dello stipo, che poggia su basette in legno tornito, gli conferisce una particolare eleganza. I tre sportelli, sagomati come edicole, incorniciano pannelli in avorio graffito con figure mitologiche: Crono al centro, Apollo e Mercurio ai lati, condotti con particolare raffinatezza formale.
E' evidente che la parte figurata è opera di artista che lavora sui modelli di incisioni o disegni dai caratteri stilistici ancora derivati dalla cultura figurativa della tarda maniera internazionale. La pratica incisoria su avorio era, infatti, campo di specializzazione degli artigiani tedeschi, e in genere molti ebanisti, attivi in Italia, giungevano dall'Europa del Nord.
Risultati di alta qualità in questo settore ottennero anche gli artisti napoletani, citati dalle fonti per lavori di collaborazione con artisti stranieri. In questo periodo si trovano anche mobili con intarsi di tartaruga di manifattura siciliana.

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