Archeologia

 

 

La collezione archeologica è, insieme a quella malacologica, la più organica tra le raccolte del museo Mandralisca: essa è stata infatti concepita da Enrico Pirajno con una precisa esigenza scientifica e didattica e realizzata con un approccio metodologico nuovo e rivoluzionario per i suoi tempi, con l’annotazione sistematica dei luoghi di provenienza e dei contesti dei ritrovamenti archeologici. Purtroppo, però, gli appunti del barone sono andati perduti.
Il nucleo della raccolta è costituito dai reperti degli scavi che il Mandralisca effettuò a Lipari, in contrada Diana, da cui proviene, fra l’altro, il significativo gruppo dei vasi a figure rosse di fabbriche italiote e siceliote. Altri pezzi provengono da scavi condotti a Tindari e a Cefalù, dove Enrico Pirajno individuò un lembo delle necropoli meridionali tra le contrade S. Domenica e Pietragrossa, ovvero furono accuratamente raccolti attraverso acquisti.
Si illustrano di seguito alcuni gruppi di reperti tra i più significativi:

I CRATERI ATTICI
La ceramica attica a figure rosse è documentata, tra l’altro, da quattro splendidi crateri a colonnette del V sec. a.C. riferibili al c.d. “stile nobile”, accomunati non solo dalla qualità e dal colore rosso vivo dell’argilla dell’Attica, dove sono stati prodotti, ma anche dalla forma (il cratere) e dalla connessa destinazione d’uso (recipienti per mescolare acqua e vino durante i banchetti). I vasi sono attribuibili al “Pittore della Centauromachia di Firenze”, un ceramografo così denominato dalla scena rappresentata su un vaso del Museo Archeologico di Firenze.

I VASI ITALIOTI
Si tratta di alcuni significativi vasi a figure rosse provenienti da manifatture della Campania e della Sicilia, che segnano il graduale affermarsi di un linguaggio stilistico autonomo della ceramica italiota rispetto a quella greca e, più in particolare, di quella siceliota rispetto alla campana. Di questo gruppo fa parte il cratere del Venditore di tonno, opera di un artigiano del c.d. “gruppo di Dirce”, attivo nella prima metà del IV sec. a.C. in un’area che si è inclini a localizzare in Sicilia.

I VASI CONFIGURATI
Per la loro funzione questi oggetti sono certamente ascrivibili tra le ceramiche; ma, essendo modellati con forme particolari (personaggi vari, animali, ecc.) sono ricollegabili anche con le terrecotte figurate cui del resto si riallacciano per l’uso frequente di matrici. Tra i vasi configurati del museo Mandralisca, notevoli uno a forma di animale fantastico ed un Sileno-fiore.

TERRECOTTE FIGURATE
Nell’ambito della ricca e varia tipologia conservata presso il museo, spiccano quattro maschere teatrali riferibili alla “commedia nuova”, ed ancora statuette e testine.

LUCERNE
Quelli esposti sono solo alcuni esempi di una raccolta di lucerne ellenistiche, romane e cristiane che conta circa 200 pezzi e copre un arco temporale che va dal III sec. a.C al VI sec. d.C. Gli esemplari più antichi sono modellati al tornio, quelli romani e cristiani fabbricati con l’uso di matrici.

Citiamo infine un mosaico pavimentale proveniente da Cefalù (frourion che sorgeva nel sito dell’attuale città), esposto nel piccolo atrio di ingresso al museo. L’emblema (pannello figurato) al centro raffigura un cigno bianco ad ali spiegate cavalcato da un amorino; le fasce decorative propongono motivi geometrici alternati secondo il gusto diffuso nel I sec. a.C., epoca cui può riferirsi l’opera.

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