Hanno detto

 

 “Quest’uomo, questo erudito, spettatore e partecipe del grande evento risorgimentale, mecenate illuminato, sagace architetto del risorgimento sociale e culturale della sua patria cefaludese, appassionato conservatore di memorie, Mandralisca, il suo Museo, la sua Biblioteca furono il felice approdo del mio viaggio, la guida del viaggio dentro Cefalù, la sua storia, la sua bellezza, le sue strade, i suoi monumenti, la sua gente, i suoi personaggi, le sue vicende; mi permisero, la sua conoscenza e il possesso della sua singolare realtà, di muovere il racconto”.
Da Vincenzo Consolo–Giuseppe Leone, Cefalù, Bruno Leopardi editore 1999


“Il salone del barone Mandralisca aveva quasi ormai l’aspetto di un museo. I monetari d’ebano e avorio, i comò Luigi sedici, i canapè e le poltrone di velluto controtagliato, i tondi intarsiati, i medaglioni del Màlvica,….. le consolle coi piani di peluche che sostenevano vasi di Cina blu e oro, potiches verdi e bianche, turchesi e rosa della Cocincina. E porcellane di Meissen e Mennecy, la frutta d’alabastro, fagiani chiocce e gallinacci di jacob-petit, orologi di bronzo dorato e fiori di cera sotto campane di vetro”.
Da Vincenzo Consolo, Il sorriso dell’ignoto marinaio, Mondadori, 1997


“S’accostò al leggio e, nel silenzio generale, tolse il panno che copriva il dipinto.
Apparve la figura d’un uomo a mezzo busto. Da un fondo verde cupo, notturno, di lunga notte di paura e incomprensione, balzava avanti il viso luminoso. Un indumento scuro staccava il chiaro del forte collo dal busto e un copricapo a calotta, del colore del vestito, tagliava a mezzo la fronte. L’uomo era in quella giusta età in cui la ragione, uscita salva dal naufragio della giovinezza, s’è fatta lama d’acciaio, che diverrà sempre più lucida e tagliente nell’uso ininterrotto. L’ombra sul volto di una barba di due giorni faceva risaltare gli zigomi larghi, la perfetta, snella linea del naso terminante a punta, le labbra, lo sguardo. Le piccole, nere pupille scrutavano dagli angoli degli occhi e le labbra appena si tendevano in un sorriso. Tutta l’espressione di quel volto era fissata, per sempre, nell’increspatura sottile, mobile, fuggevole dell’ironia, velo sublime d’aspro pudore con cui gli esseri intelligenti coprono la pietà. Al di qua del lieve sorriso, quel volto sarebbe caduto nella distensione pesante della serietà e della cupezza, sull’orlo dell’astratta assenza per dolore, al di là, si sarebbe scomposto, deformato nella risata aperta, sarcastica, impietosa o nella meccanica liberatrice risata comune a tutti gli uomini.
Il personaggio fissava tutti negli occhi, in qualsiasi parte essi si trovavano, con i suoi occhi piccoli e puntuti, sorrideva a ognuno di loro, ironicamente, e ognuno si sentì come a disagio”.
Da Vincenzo Consolo, Il sorriso dell’ignoto marinaio, Mondadori, 1997


“O il ricordo di Via Mandralisca, la via più pensosa e aristocratica di Cefalù; e della Via Mandralisca quell’edificio al numero 13.
Il mio lignaggio di uomo e di scrittore s’è nutrito e plasmato lì. Nei vasi comunicanti di quell’edificio, tra secondo e primo piano, al Ginnasio Liceo sopra, con quei maestri, quegli studi, e fra i sortilegi di incunaboli, di raccolte, di libri, di figure, di psicologie, di narrazioni, di paesaggi, di oggetti, di forme e del magnetico Antonello nella Biblioteca e nel Museo sotto.”
Da Antonio Castelli, Opere, Salvatore Sciascia editore, 2008


“Non c’è turista che viaggiando per la Sicilia – minimo che sia il suo interesse alle cose dell’arte – tra Palermo e Messina non si senta obbligato o desideroso di fermarsi a Cefalù: e dopo averne ammirato il Duomo e sostato nella piazza luminosa che lo inquadra, non imbocchi la stradetta di fronte a destra per visitare, fatti pochi passi, il Museo Mandralisca. Dove sono tante cose – libri, conchiglie e quadri – legati, per testamento del barone Enrico Mandralisca di Pirajno, al Comune di Cefalù: ma soprattutto vi è splendidamente isolato, folgorante, quel ritratto virile che, tra quelli di Antonello da Messina che conosciamo, è  forse il più vigoroso e certamente il più misterioso e inquietante”.
Da Leonardo Sciascia, Cruciverba, Einaudi, 1983


“Non so quante volte sono andato in quella piccola galleria, lascito di un nobile benefattore come soltanto nell’Ottocento ve ne furono, per rivedere quel volto. E sempre un’emozione nuova, una impressione differente; e ogni volta la sensazione di riprendere un filo, come di dialogo muto, come di complicità in qualche modo nata e mantenuta tra Lui e me”.
Da Matteo Collura, L’Isola senza ponte. Uomini e storie di Sicilia, Longanesi, 2007


“E’ conservato a Cefalù, e ha sede nel liceo pubblico, il piccolo ed incredibile museo raccolto dal barone e dilettante di archeologia Mandralisca …. Fra stravaganti oggetti e quadri di minore pregio naviga un capolavoro, un ritratto virile di Antonello da Messina, oltreché un vaso greco del terzo secolo, proveniente da Lipari, dove sono raffigurati il venditore di pesce che affetta un tonno, e il compratore che protesta. Vi è qualche cosa nella vita spicciola siciliana che è rimasta immutata per oltre due millenni”.
Da Guido Piovene, Viaggio in Italia, Baldini Castoldi Dalai, 2007


“Siamo al mercato. Intorno a un tonno e a un coltellaccio levato giostrano venditore e compratore, sereni, quasi dolci nella pacatezza dei gesti e tuttavia li sentiamo vigili come in un duello, nel quale lampeggia per l’aria tra i due quello che non si vede, la sottigliezza della parola, la logica insinuante che arma la parte apparentemente più disarmata, il mingherlino compratore tutto testa, male appoggiato sulle gambette asciutte sul misero bastoncino e rattrappito dentro il mantelluccio di filosofo”.
Da Steno Vazzana, Cefalù fuori le mura, edizioni dell’ARNIA, 1982


“Salvare, riesumando materiale di alto valore, è stato uno dei compiti delle amministrazioni della fondazione Mandralisca che ha consentito nel tempo di introdurre gli studiosi in un universo che, sotto l’aspetto dell’approfondimento conoscitivo dell’eredità del Barone Enrico Pirajno di Mandralisca, ci dà uno spaccato quasi sempre inedito, per cui oggi si può ben sostenere che il Museo ha qualcosa di più rispetto al materiale delle sezioni più note."
Da Domenico Portera, Cefalù vissuta con i pensieri dell’anima e il cuore assoluto, Marsala editore, 2007


"… Mandralisca … corrispondeva con gli altri”venerandi” che credettero nella nazione italiana,… ma oggi cogliamo la sua presenza … nella sua fondazione, là nella sua casa di Cefalù, e nel cuore di quanto resta della sua urbanistica antica. La fondazione Mandralisca, come le case degli scrittori o di altri grandi della terra, è in primo luogo un museo della memoria, uno spazio della rappresentazione prima che uno spazio scientifico”.
Da Gioacchino Lanza Tomasi, Il museo della memoria, in Enrico Pirajno di Mandralisca. Umanità scienza e cultura in una grande collezione siciliana, Fondazione Mandralisca, 1997

 

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