Antonello da Messina (1430 ca. – 1479) - Ritratto d'uomo(1465 ca.)


Il dipinto fu acquistato dal barone Mandralisca a Lipari, dove si racconta che fosse montato come sportello in un mobile da farmacia. A giudizio del Longhi non è il ritratto di un marinaio, come la provenienza dall’isola potrebbe suggerire, ma piuttosto di un barone o di un uomo facoltoso. Eppure non è facile separarsi mentalmente da quel suggello con cui la letteratura lo ha registrato nel nostro immaginario: il sorriso dell’ignoto marinaio. Forse a Lipari, non vi erano baroni e neanche tanti facoltosi proprietari; il mare è sempre stato civiltà e risorsa economica, e l’ignoto potrebbe essere stato davvero un marinaio. Negli anni sessanta del Quattrocento Antonello da Messina maturava definitivamente acquisizioni ed esperienze di cultura figurativa fiamminga, da Van Eyck a Petrus Christus, esperienze che determinarono opere come il ritratto del Museo Mandralisca. Dinanzi a questo capolavoro assoluto, il problema della collocazione cronologica è di notevole importanza. Molti studiosi, notando che il dipinto si distacca dalla concezione “aulica” della ritrattistica italiana del tempo, lo hanno datato intorno al 1465, quando nell’attività di Antonello sembra predominare la cultura più direttamente legata al realismo fiammingo. Wright, in un suo contributo del 1987, precisa che i ritratti di Antonello rispettano una tipologia omogenea: dal fondo scuro emerge di tre quarti il viso rivolto verso la luce che cade diagonalmente; essi testimoniano una risposta italiana al realismo fiammingo. La tavoletta, anticamente sfregiata, fu restaurata nell’Ottocento a Firenze, nel 1950-53 dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma; l’ultimo intervento risale al 1981.

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Il dipinto fu acquistato dal barone Mandralisca a Lipari, dove si racconta che fosse montato come sportello in un mobile da farmacia. A giudizio del Longhi non è il ritratto di un marinaio, come la provenienza dall’isola potrebbe suggerire, ma piuttosto di un barone o di un uomo facoltoso. Eppure non è facile separarsi mentalmente da quel suggello con cui la letteratura lo ha registrato nel nostro immaginario: il sorriso dell’ignoto marinaio. Forse a Lipari, non vi erano baroni e neanche tanti facoltosi proprietari; il mare è sempre stato civiltà e risorsa economica, e l’ignoto potrebbe essere stato davvero un marinaio. Negli anni sessanta del Quattrocento Antonello da Messina maturava definitivamente acquisizioni ed esperienze di cultura figurativa fiamminga, da Van Eyck a Petrus Christus, esperienze che determinarono opere come il ritratto del Museo Mandralisca. Dinanzi a questo capolavoro assoluto, il problema della collocazione cronologica è di notevole importanza. Molti studiosi, notando che il dipinto si distacca dalla concezione “aulica” della ritrattistica italiana del tempo, lo hanno datato intorno al 1465, quando nell’attività di Antonello sembra predominare la cultura più direttamente legata al realismo fiammingo. Wright, in un suo contributo del 1987, precisa che i ritratti di Antonello rispettano una tipologia omogenea: dal fondo scuro emerge di tre quarti il viso rivolto verso la luce che cade diagonalmente; essi testimoniano una risposta italiana al realismo fiammingo. La tavoletta, anticamente sfregiata, fu restaurata nell’Ottocento a Firenze, nel 1950-53 dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma; l’ultimo intervento risale al 1981.Nessun commento su questo media!
Il dipinto fu acquistato dal barone Mandralisca a Lipari, dove si racconta che fosse montato come sportello in un mobile da farmacia. A giudizio del Longhi non è il ritratto di un marinaio, come la provenienza dall’isola potrebbe suggerire, ma piuttosto di un barone o di un uomo facoltoso. Eppure non è facile separarsi mentalmente da quel suggello con cui la letteratura lo ha registrato nel nostro immaginario: il sorriso dell’ignoto marinaio. Forse a Lipari, non vi erano baroni e neanche tanti facoltosi proprietari; il mare è sempre stato civiltà e risorsa economica, e l’ignoto potrebbe essere stato davvero un marinaio. Negli anni sessanta del Quattrocento Antonello da Messina maturava definitivamente acquisizioni ed esperienze di cultura figurativa fiamminga, da Van Eyck a Petrus Christus, esperienze che determinarono opere come il ritratto del Museo Mandralisca. Dinanzi a questo capolavoro assoluto, il problema della collocazione cronologica è di notevole importanza. Molti studiosi, notando che il dipinto si distacca dalla concezione “aulica” della ritrattistica italiana del tempo, lo hanno datato intorno al 1465, quando nell’attività di Antonello sembra predominare la cultura più direttamente legata al realismo fiammingo. Wright, in un suo contributo del 1987, precisa che i ritratti di Antonello rispettano una tipologia omogenea: dal fondo scuro emerge di tre quarti il viso rivolto verso la luce che cade diagonalmente; essi testimoniano una risposta italiana al realismo fiammingo. La tavoletta, anticamente sfregiata, fu restaurata nell’Ottocento a Firenze, nel 1950-53 dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma; l’ultimo intervento risale al 1981.

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